Sono nuovo della community, dunque mi presento. Mi chiamo Attilio Giorgi e sono un docente di discipline informatiche nel corso per adulti dell’ITI “G. M. Angioy” di Sassari. Ho 53 anni e insegno da 23. Da pochissimo ho avuto il distacco presso l’USR Sardegna (sede di Sassari) e mi occupo di Innovazione didattica, nuove metodologie e ricerca didattica (questo è il link al decreto: www.sardegna.istruzione.it/allegati/2016/Decreto%20progetti%20nazionali%20definitivo-signed.pdf). Credo nel mio lavoro e spero di riuscire a migliorare sempre di più, anche grazie al contributo degli utenti di questo sito.
Lavorando in un corso per adulti, ho avuto sempre grandi sfide didattiche. Ho dovuto impostare percorsi di apprendimento non tradizionali, con la creazione totale dei materiali didattici, attraverso l’uso estensivo di PowerPoint ed Internet, e l’uso di una piattaforma di e-learning per la comunicazione a distanza con i miei allievi.
È vero che non è proprio innovativo usare strumenti come Power Point ed Internet per la didattica, ma purtroppo, nonostante oramai le nostre scuole siano quasi tutte dotate di LIM e computer in maniera estensiva, non tutti gli insegnanti sono in grado di utilizzarle nel corso delle proprie lezioni. E questo è dovuto, ritengo, al fatto che il corpo insegnante italiano vede con diffidenza gli strumenti informatici, vuoi perché è necessario imparare ad utilizzarli, vuoi perché bisogna aggiornarsi e mettersi in discussione. Sono d’accordo che per una didattica efficace non è necessario usare obbligatoriamente le nuove tecnologie, però queste sono di aiuto, soprattutto in determinate situazioni.
Ho pensato, per iniziare a collaborare al blog, di postare una breve testimonianza del mio lavoro attraverso l’uso delle nuove tecnologie nella didattica.
Per me è facile parlare di nuove tecnologie. Abituato a trattarne ogni giorno, viste dall’interno, passatemi il termine, e non come semplice utilizzatore, non le vedo poi come tanto nuove. È vero, però, che, come insegnante, non potrei più farne a meno, nella mia attività di formatore.
Anzitutto, Internet è uno strumento essenziale per il mio aggiornamento continuo. Non riesco a stare più di due giorni senza consultare i siti specializzati (sia in italiano che in inglese) che parlano delle più recenti innovazioni nel settore informatico. Tanto per essere chiari, in Computer Science vale tuttora la Prima Legge di Moore, il quale ipotizzò, in un articolo del 1965, che ogni 12 mesi sarebbe raddoppiato il numero di transistor nei microprocessori. In realtà, questa supposizione è stata rivista e corretta fino a fissare, come periodo temporale per il raddoppio dei transistor nei processori, in 18 mesi. Tradotto in termini adeguati per i non addetti ai lavori, ogni anno e mezzo la potenza di calcolo dei computer è doppia rispetto al periodo precedente. E questa è una cosa sbalorditiva, rispetto ai progressi tecnologici negli altri settori industriali. Uno smart phone odierno ha una potenza di calcolo che a mala pena un PC vecchio appena sei anni poteva soltanto immaginare.
Questo si ripercuote in un continuo aggiornamento dell’hardware dei sistemi informatici, con una conseguente ricaduta nella formulazione dei supporti allo studio.
Infatti, ogni due anni devo rivedere e/o ricreare la gran parte delle slides che utilizzo come strumenti didattici. E, a questo ritmo di innovazione, sarebbe poco utile lavorare su dei libri di testo che, dopo due anni sarebbero obsoleti.
Quindi, questo mi porta ad utilizzare Internet per tenermi aggiornato con la progressione tecnologica del settore, oltre che per il mio aggiornamento linguistico. Ma è anche uno strumento formidabile in classe, usato mediante la LIM o i PC del laboratorio, per far vedere direttamente agli alunni cose e processi tecnologici che sarebbe impossibile descrivere a parole.
Questa parte del mio processo didattico si svolge lontano dalle aule, prettamente a casa, supportato da una connessione Internet adeguata e da dispositivi di connettività sparsi un po’ dovunque.
Quando arrivo in classe, dopo aver acceso il mio notebook ed essermi connesso alla rete wifi, aver espletato le formalità burocratiche con la compilazione del registro elettronico, comincio ad interagire con i miei “ragazzi” proiettando le slides programmate per la lezione. Dopo una spiegazione di circa un’ora, con l’ausilio, come detto della LIM e di internet, lascio spazio agli interventi che eventualmente mi vengono proposti, finalizzando quello che è lo scopo ultimo delle mie lezioni: far apprezzare (amare è una parola troppo grossa) gli argomenti che ho spiegato. Non è sempre semplice, ma giuro che faccio del mio meglio perché ciò avvenga.
Questo tipo di approccio, a mio modo di vedere, è efficace ed efficiente nell’insegnamento delle discipline scientifiche, nelle quali, prima di poter focalizzare il quadro complessivo, e quindi poter aprire una discussione e confronto con gli alunni, si deve necessariamente evidenziare l’importanza dei concetti chiave che stanno alla base della disciplina, quali regole, teoremi, caratteristiche fisiche e quant’altro necessario a creare i presupposti perché poi quanto viene descritto possa essere sviluppato. Probabilmente, in altri campi della conoscenza si potrà impostare l’approccio didattico in maniera differente, ma non così nel mio settore.
Ma il mio utilizzo delle nuove tecnologie per la didattica non finisce qui, perché la connessione tra me ed i miei alunni si estende oltre la durata della lezione, grazie all’utilizzo di una piattaforma di e-learning che mi consente di scambiare con i discenti materiali bibliografici, video, avere feedback sulle mie lezioni e, addirittura, proporre questionari e compiti.
Da non trascurare, comunque, l’utilizzo dei PC nei laboratori, per effettuare esercitazioni pratiche, coadiuvato dall’insegnante tecnico pratico.
Tutto questo, facendo uso dei miei fedeli strumenti informatici, di diverso tipo e con sistemi operativi differenti, proprio per avere sempre stimoli nuovi ed approcciarmi alla materia in modo differente.
Resta comunque il fatto che, in questo mondo digitale, il fattore umano, e quindi analogico, resta sempre il motore che spinge a continuare con questo meraviglioso mestiere di comunicatore di conoscenza.
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